| Ecco l'incipit del mio racconto, ma prima una spiegazione sulla scelta del titolo/nome del protagonista. Per il protagonista mi serviva un nome che lo identificasse abbastanza bene ma fosse anche molto particolare, difficile da ricordare o pronunciare. La ricerca mi ha portato a questi due, nome e cognome, e penso che vadano benissimo. Neiviller, che significa “nuovo arrivato” ci sta a pennello, visto che... No, meglio non dirvelo o svelerei troppo. Apollinare “sacro ad Apollo” è anche il nome di un martire e, il protagonista è in qualche modo martire del suo destino. Tra le altre cose, nella scelta di Neiviller, c’è anche il fatto che parrebbe essere napoletano (lo sono anch’io), di derivazione dall’originale francese Neyville e, assolutamente rarissimo. Ora l'incipit.
Il tavolo all’obitorio è pieno di scartoffie, analisi lapidarie di morti inspiegabili. Trentadue vittime in altrettanti giorni. Nessun segno sui corpi, malattia o traccia oscura che ne possa spiegare la fine, tranne una: non hanno più il cuore. Sembrerebbe scomparso in un istante, come se non ci fosse mai stato. Tutti i vasi sanguigni cicatrizzati perfettamente. Il dottore non si raccapezza. Nemmeno io. Sono settimane che vago nel vuoto, senza trovare un indizio che mi aiuti a risolvere l’indagine. Nessun’altro se ne vuole occupare. Non desiderano casi strani e, dato che per loro anch’io lo sono, li affibbiano a me. Li capisco, un altro come il sottoscritto non lo si vede in giro. Paletti in frassino, acqua benedetta, specchi, zolfo e simboli satanici, pugnali, croci e proiettili in argento e una piccola scorta di Aconito, raccolto personalmente sulle Alpi, sono solo alcuni degli oggetti che porto con me. Trench lungo e nero, cappello con ampia visiera, occhiali scuri, piercing
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